ll cuore nell’Avvento: impariamo gli atteggiamenti dell’attesa da Maria e dai bambini

IE’cominciato un tempo bello ed importante per noi cristiani. Il tempo in cui ci predisponiamo ad attendere una nuova presenza di Dio con noi, il tempo in cui lo invochiamo perché Egli ci apra le porte della Dimora nel suo Regno, il tempo in cui ci prepariamo a vedere che il Dio di ogni nostra attesa decide di nascere come il Bambino di Betlemme.
Come vedremo nei Vangeli di questo tempo, Gesù suggerisce degli atteggiamenti per attendere. Sono atteggiamenti complessi, nel senso che lo stato d’animo in cui li viviamo fa la differenza per accogliere l’Atteso.
In questo anno, noi vogliamo scegliere dei particolari maestri su cui modellare la nostra attesa. Vogliamo guardare ad una ragazza che Dio ha scelto come Madre e ai bambini. Maria e i bambini con il loro atteggiamento di attesa saranno coloro da cui impareremo i comportamenti dell’attesa e ne imiteremo i passi con dei semplici gesti.
Cominciamo dal primo atteggiamento che Gesù oggi ci chiede di avere. Usa un verbo: “Vegliate”(cfr.Mc13,33)
Come molti degli atteggiamenti che ci vengono richiesti in Avvento, l’ho scritto anche sopra, il modo in cui si veglia cambia il nostro sentire l’Atteso. Si può vegliare nell’angoscia, nella paura, nella mancanza di pace e si può vegliare per amore, nell’attesa di un sogno, alla ricerca di una meraviglia da scorgere alla venuta dell’aurora.
Tornando ai nostri maestri ci chiediamo: “Come avrà vegliato Maria? Come vegliano i bambini?
Quando penso al modo di vegliare di Maria, mi viene in mente il Magnificat: “come aveva promesso ai nostri padri”(Lc1,55). Penso che questa ragazza abbia meditato sulle promesse fatte per “Abramo e alla sua discendenza” come ad una promessa per la sua vita personale. La sua meditazione di quella promessa non era religiosa o sociale, come in tutti quelli che vivevano il suo tempo. Maria, quel Messia, lo voleva incontrare, lo voleva toccare, lo voleva ascoltare. Voleva che le loro vite si incrociassero al di là dei significati religiosi e politici che erano e sono la speranza d’Israele.
Da Maria, quindi, vogliamo imparare a vegliare perché Colui che deve venire incroci la nostra vita, proprio la nostra. E’ la veglia di un’attesa per cui io sono dentro la promessa di Abramo. Colui che viene, voglio che incroci la mia vita: è per questo che attendo!
Ed arriviamo poi ai bambini: il periodo natalizio ci mostra i bambini fortemente ricettivi al Dono. Chiunque essi attendano per ricevere il loro dono viene atteso con una vegli in cui c’è tanto da imparare. Si preparano, cercano di comunicare con colui che deve portare loro il dono (ad es. scrivendo una lettera a Babbo Natale o a Gesù Bambino), creano condizioni di accoglienza (ad es. lasciano le luci accese, preparano il latte caldo e i biscotti) e quella notte in cui sanno che il loro dono sta per arrivare somigliano tantissimo alla sposa del Cantico: “io dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct.5, 2). Sono lì a dormire, ma sono estremamente ricettivi durante il sonno.


Vogliamo che un segno renda visibile l’atteggiamento del nostro cuore. Nella tradizione ebraica, a noi molto cara, durante questo periodo, viene messo alle finestre uno speciale candelabro l’hannukia.




In questi giorni di attesa, per indicare che il nostro cuore è al lavoro per Colui che deve venire, vogliamo mettere anche noi alla nostra finestra o al nostro balcone un segno di luce.
Buon Avvento!


Maranathà, vieni Signore!

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