Yom Kippur: la festa ebraica che mi ha insegnato a comprendere il sacramento della confessione

La zona rossa, che è stata assegnata alla Campania, ci impedirà, anche quest'anno, di vivere la festa biblica di Yom Kippur in parrocchia. Abbiamo scelto di vivere questa festa ebraica in un periodo diverso da quello in cui realmente viene festeggiata, proprio perchè l'abbiamo sempre percepita come una grande chiave di lettura di tutto il mistero dell'espiazione e della riconciliazione operata da Gesù. Mi voglio soffermare su Yom Kippur, perchè, proprio in questo mese di marzo, il papa affida alla preghiera della chiesa l'evangelizzazione del Sacramento della Confessione.
Anche per me, come per tutti, il sacramento della Confessione rappresentava qualcosa di complicato da vivere. Lo immaginavo come il sacramento che maggiormente svelava la bravura di un prete. Nella Confessione, infatti, il fedele mette a nudo la sua anima e basta poco, sia di cose dette sia di cose non dette, da parte del Confessore, a fare danni importanti. Quindi, sceglievo con cura i sacerdoti con cui vivere questo sacramento. La mia visione, però, è vera in parte. L'ho capito quando ho letto un libro stupendo di una persona speciale, padre F.X. Durrwell, teologo redentorista. Padre Durwwell è stato colui che mi ha evangelizzato sulla Confessione. Nel suo libro "La Resurrezione di Gesù mistero di salvezza", spiegando che la Passione, Morte e Resurrezione hanno molto a che vedere con Yom Kippur mi ha fatto capire in modo molto profondo il significato del peccato, dei danni che comporta, della confessione, della riconciliazione della guarigione attraverso la Grazia. Tutto questo avviene in ogni singolo sacramento, ma in modo speciale nella Confessione.
Perdonatemi se sono così esplicita,ma devo dirlo. Noi abbiamo perso la bellezza e il senso dei sacramenti, perchè li celebriamo male. Lo dico per tutti laici e sacerdoti. Rubando il termine a padre Durrwell, penso che la Confessione sia Yom Kippur cristiano, ma non possediamo le chiavi di lettura che ci fanno godere pienamente di questo tesoro. Anche se avessimo il peggior penitente e il peggior confessore, il Sangue di Gesù è all'opera! Egli si sta ponendo davanti al Padre per farci rientrare a casa, nella casa di Dio e ci dona la veste candida. Yom Kippur ci insegna che la Confessione dei peccati, che è una parte del Sacramento, ci prepara allle fasi successive. In Israele, ogni membro della famiglia diceva al papà le colpe, egli, a sua volta, le avrebbe dette al Sommo sacerdote che le avrebbe confessate sia nell'orecchio del capro per Azazel sia salendo il terzo scalino del tempio prima di accedere al Santo dei Santi.
Il nostro sacramento con la confessione dei peccati fa questo: affida ad un padre terreno i peccati perchè lo presenti a Gesù. Anche io sono sicura che tra noi e Gesù non c'è bisogno di intermediari, ma penso che se io parlo dei miei difetti a qualcuno, lo faccio in modo poco misericordioso, se, invece, lo fa una persona che mi guarda come si guarda ad un figlio riempie di misericordia ogni mio errore. Chi ama qualcuno come genitore sa a cosa mi riferisco. La Confessione è una parte del sacramento che dovremmo rievangelizzare, laici e sacerdoti. Un' altra parte da rievangelizzare è il momento celebrativo. Le urgenze sono urgenze e va bene. Se uno ha bsogno di confessare una cosa in tre minuti, perchè genera in lui/lei malessere, va bene. Vivere tutto e sempre in fretta no. Non ci aiuta a celebrare la misericordia. Yom kippur si celebra 10 giorni dopo una riflessione sulla propria vita, noi in tre minuti facciamo tutto. E non celebriamo proprio niente. Gli ebrei avevano una tradizione interessante:attendere il sacerdote dopo l'ingresso nel Santo dei Santi per essere aspersi con il Sangue dell'agnello e per verificare il perdono. Sulla facciata del Tempio, veniva posto un nastro rosso, che sarebbe diventato bianco con il perdono da parte di Dio. E il popolo si apriva alla lode della misericordia. Noi, per la potenza del Sacramento, diventiamo bianchi nell'anima quando il sacerdote pronuncia per noi la preghiera di assoluzione, ma non celebriamo niente...nè da soli nè con i fratelli.
Penso che l'occasione che il Papa ci dà per evangelizzare questo sacramento sia importante per noi. Innanzitutto, per vivere il nostro Yom Kippur cristiano, il Sacramento della Riconciliazione, in questo tempo e poi per trovare dei modi per celebrarlo godendo pienamente di tutti i tesori a cui ci fa accedere. Maranathà, vieni Signore Gesù!

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