La tenda

Ieri abbiamo celebrato la Messa nella tenda per la Festa delle Capanne. E' stato un timido inizio per la ripresa delle attività in presenza della parrocchia, ma il segno, la tenda appunto, da cui lo Spirito Santo ha voluto che ricominciassimo è da meditare. La tenda, innanzitutto, è un segno che si è posto al centro dell'attenzione di ebrei e messianici in questi giorni, perchè essi celebrano la festa di Sukkot o delle Capanne, il momento in cui gli ebrei compiono le attività quotidiane dei pasti e del dormire, nella sukkà, la tenda. Inoltre, noi cristiani di tutte le confessioni ci troviamo in un momento di preghiera e riflessione, il "tempo del creato", che, quest'anno, ha come logo una tenda, la tenda di Abramo, che è diventata "casa per tutti".
Quando leggo la Bibbia, penso che a Dio piaccia proprio essere nomade e credo che, quando Gesù dice a quel tale: "Il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo", stia dando a lui e a noi un'indicazione di come intende essere seguito. Per noi che siamo cresciuti in condominio, chiusi in casa, la tenda ha una dimensione piuttosto romantica. E' affascinante, ma non è reale, quindi, per meditare su cosa Dio voglia dirci con questo segno tanto universale, ci serviremo dell'esperienza della tenda. La mia è legata ai momenti di preghiera e condivisione che abbiamo fatto a Sukkot nel corso degli anni, ma voglio ancora imparare questo stile di vita di Dio.
Provo a buttare giù alcuni elementi, dunque, legati alla mia esperienza: 1. La tenda è da riallestire ogni volta. Non è detto che il posto ideale sia sempre lo stesso. E'importante tenere conto delle condizioni atmosferiche. E'necessario tenere conto delle persone che stanno con me e di quelli che potrebbero passare e fermarsi. Provate per un attimo ad applicare alla vostra vita una o tutte e tre le frasi che ho appena scritto sopra. 2. Tutto serve per l'allestimento. Nella tenda diventiamo parte dell'ambiente, del territorio e ogni cosa e persona che passa, per quanto scelga o meno di far parte, è in relazione con noi. Anche qui, possiamo provare a pensare a cosa Dio ci stia insegnando creandoci così interdipendenti. 3. Ci sono i fastidi connessi all'essere esposti. Può esserci il freddo o il caldo che ti costringe a trovare la tua posizione ideale, ci sono i fastidi: zanzare, stereo a volume altissimo delle auto dei passanti, ragazzini che si mettono a urlare proprio davanti alla tua tenda. A casa trovi soluzioni, all'aperto, hai bisogno di strategie diverse. Se continuiamo a pensare siamo un pò in crisi, vero? Il nostro Dio, soprattutto nella persona dello Spirito Santo è abilissimo a generare crisi. 4. Non è mai come avevi pensato. Vi faccio esempi concreti di ieri: la celebrazione era stata curata e preparata. Il vento gira la pagina del Lezionario e viene letta una pagina del Vangelo che non era quella del giorno. Il parroco ha dovuto abbreviare l'omelia perchè altrimenti saremmo tutti morti di freddo e dissanguati dalle zanzare. Il vento faceva cambiare posizione alle persone per poter partecipare alla messa...Anche questo elemento di riflessione, se applicato alla nostra vita, sa di novità 5. La tenda si smonta e si conservano tutte le cose che potrebbero esserti utili. Al termine dell'esperienza, si riparte e si conserva. In una casa di pietra, come in un tempio, tu te ne vai, ma il resto resta lì. Nella tenda porti le cose con te. Impari a fare squadra, perchè ogni sguardo aiuta a non perdere cose utili e a non rimpiangerle quando potrebbero servirti. Dai valore.
Questi cinque punti sono gli elementi che a me sono venuti dall'esperienza della tenda. Li poteete usare come spunto di riflessione per la vostra meditazione, ma, soprattutto vi invito a fare l'esperienza della tenda in famiglia, con gli amici, nella comunità, perchè, sicuramente, lo Spirito Santo vi suggerirà elementi che io non ho colto. La tenda è il luogo in cui si realizzerà la promessa del Messia: Maranathà, vieni Signore!

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