Comunione: la luce che ho ricevuto questo natale

In questo tempo di preparazione per il Natale, mi sono rimaste nel cuore alcune parole. Innanzitutto, mi ha molto scosso interiormente questo messaggio del Cardinale Lustiger, in riferimento al Vangelo della Veglia di natale: "Queste parole sono per voi! Ascoltatele! Non riteniate di conoscerne già il significato; fate invece silenzio davanti al Dio che tace, e accettate che Egli vi dica qualcosa di mai udito prima d'ora. Chiudete gli occhi per vedere una luce diversa. Accettate che essa vi riveli ciò che non avete mai visto". Poi, c'è un esercizio, che ho condiviso con voi anche sui social in questi giorni. E' un esercizio, la cui origine risale a S. Ignazio di Loyola. Se non l'avete fatto ancora, fatelo, perchè lo Spirito Santo può parlare molto attraverso queste immagini. Noi l'abbiamo interpretato così: stiamo davanti al presepe e, attraverso il sogno di Benino, entriamo in esso. Diventiamo parte del luogo e diventiamo un personaggio.
Vi voglio raccontare cosa è venuto dal mio esercizio e da ciò che lo Spirito Santo mi ha suggerito alla veglia di Natale. Io sono entrata particolarmente in due personaggi del presepe o loro sono entrati in me, vedete un pò voi. Il ministero degli angeli, il primo pastore che mi ha parlato, sul presepe profetizza la comunione che Gesù ha realizzato nel giorno della sua ascensione aprendoci le porte del Santo dei Santi. Essi cantano, danzano, illuminano fanno tutto ciò che, da sempre, hanno fatto nel Regno del Padre. Inaugurano, però, una comunione nuova, preziosissima per noi, perchè il Santo dei Santi quella notte del 25 dicembre di 2022 anni fa, stava sia in Dio sia a Betlemme, nella stalla. La splendida opera dell'abate Perrucci e del popolo napoletano, la "Cantata dei Pastori" fa dire al diavolo una cosa fortissima che mostra la potenza e l'immensità incomprensibile di questo atto di comunione: "Come! Per redimere un po' di polvere… si fa Uomo un Dio!."
La comunione non riguarda solo i Regni, ma anche le persone. Il presepe napoletano ce lo fa vedere bene. Esso mostra che, da quel giorno, si inaugura una relazione possibile e reale, non esoterica, con chi non c'è più. Sul presepe, ci sono i morti e i vivi. Il pastore più eloquente rispetto a questa simbologia è il mendicante, l'anima pezzentella. C'è poi tutta una simbologia che rappresenta la comuniione tra i due mondi: la farina, che rappresenta il pallore della morte, i carabinieri che rappresentano gli angeli a guardia del regno dei morti, le erbe magiche che tengono lontani dal presepe gli spiriti cattivi. Infine, ci sono le statuine delle anime purganti che dall'epifania a Natale proteggono la sacralità del luogo di incontro tra Dio e l'uomo. Il terzo aspetto della comunione è la comunione tra gli uomini. Ve ne voglio parlare attraverso un personaggio che amo molto è che è il personaggio che io ho vissuto intensamente quest'anno nel presepe. Mi riferisco a Stefania.
Tante sono le tradizioni e le leggende che la riguardano, metto insieme quelle che mi hanno parlato di più. Stefania, è una ragazza non sposata, che voleva vedere il Bambino, voleva porgergli omaggi e tenerezza. Le regole religiose del tempo vietavano ad una donna non sposata di avvicinarsi alla puerpera. Stefania, proprio come me, è allergica a tutti i "non puoi". Decide quindi, di mettere tra delle fasce un sasso e di presentarsi alla grotta per la sua adorazione, fingendosi madre. Entra, si inginocchia, dona il suo amore a Gesù e...quella pietra diventa un bimbo vero, Stefano, il primo servitore del Signore che darà la vita per lui e come lui. Quanti "non puoi" dovuti alle nostre regole impediscono alle persone di amare e servire Gesù e quindi interrompono, spezzano il carisma di comunione della chiesa? La redenzione del Signore non prevede persone che non possono accedere a lui, perchè la sua salvezza è per tutti! Incontriamoci tutti li: Dio, angeli,uomini, defunti, elementi della natura e della storia: il presepe, soprattutto il nostro presepe, quello napoletano, ha qualcosa da "mettere in comunione" per tutti. Maranathà, vieni Signore Gesù!

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