Le vostre parrocchie illuminano?

In questo mese di febbraio, che comincia con la festa della Presentazione di Gesù al tempio, voglio condividere con voi alcune riflessioni che mi ha suscitato il video del papa E' un video che invita a pregare per le parrocchie che, non sono solamente i luoghi di culto, ma anche qualcosa di estremamente significativo per l'incontro con Dio, con gli altri e con noi stessi sui nostri territori e tra la nostra gente. Possiamo dire con certezza che la parrocchia è, sempre di più, interlocutore complesso della società complessa in cui siamo immersi. La complessità è una sfida che mette in crisi molte o tutte le realtà parrocchiali, almeno nella concezione di modello statico a cui eravamo abituati. Come in tutte le crisi, ecco che viene fuori chi dà ricette infallibili o soluzioni valide per tutti e, vi confesso, questo mi fa veramente paura. Di uno solo mi fido, dello Spirito Santo, che, dalle crisi, realizza la gloria di Dio e la salvezza dell'uomo. Un invito dello Spirito Santo mi è sembrata quella frase che papa Francesco dice ad un certo punto del video: "Per favore, siamo audaci". Riflettiamo un pò su questa esortazione, portiamola nei nostri vissuti parrocchiali e chiediamoci: "In cosa lo Spirito Santo, sta chiedendo a noi, chiesa di questo quartiere, di questa città, di essere audaci? Qual è la porta chiusa che oggi il Signore ci dice di aprire?".
Il mio post si potrebbe fermare qui. Voglio solo aggiungere il racconto di cosa vivo io come parrocchiana e come servitrice di alcune delle realtà parrocchiali della mia chiesa di Napoli. La società complessa nella quale viviamo ci porta a vivere la nostra vita in spazi più ampi di quelli del nostro territorio parrocchiale, quindi, di conseguenza, la nostra vita spirituale, sacramentale e ministeriale si svolge in parrocchie e luoghi diversi. Questo vuol dire che io amo tante realtà che, nei miei 45 anni, sono state significative per il mio rapporto con il Signore e il servizio alla sua chiesa. Ampliamo, soprattutto oggi che stiamo imparando a riflettere in forma sinodale e a dialogare come fratelli con altre religioni, il nostro concetto di comunione tra parrocchie! Naturalmente questo ampliamento del cuore vale per i fedeli come per i pastori! A me è mancata tanto, soprattutto negli anni della mia giovinezza l'accoglienza vera. Sì, mi accoglievano quelli del gruppo di cui facevo parte, con tutti i limiti del caso, ma, non mi sono mai sentita veramente accolta: io ero (forse sono) difficile, ho bisogno di criticare in maniera diretta, di vivere pars destruens e pars construens di una realtà. In pratica, o l'accoglienza era solo formale, con le facce da immaginetta, per capirci, o era gelida compresenza. Il futuro delle nostre parrocchie è nella novità: ascoltiamo tutti...anche chi è scomodo come me!
A me piace tanto che la parrocchia si prenda cura delle fragilità. Attenzione, però, non dal gradino alto del pietismo travestito da carità. Di noi che siamo fragili, di tutti. Dal pastore all'ultimo battezzato di ieri. Una volta, p. Tardif raccontava dell'inizio del suo ministero di guarigione e di come aveva costituito la sua equipe. Chiese a tutti nella sua parrocchia di partecipare a questo ministero. Si presentarono gli ammalati e i feriti! Come ammiro Pietro che guariva persone con la sua ombra, ma che non ha mai nascosto alla chiesa di essere stato uno dei due traditori. Mostriamoci fragili, condividiamo le nostre fragilità, lasciamoci guarire tutti dalla comunità senza vergogna!
Così siamo noi fragili per i fragili, perchè Gesù si prenda cura di tutti. Mi fermo, altrimenti facciamo notte... Maranathà, vieni Signore!

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