Guardare al di là

Anche se io amo profondamente i mesi estivi per il clima caldo, per la luce, per i profumi, gli odori e i sapori che la terra e il mare ci regalano, credo che ogni periodo dell'anno abbia in sè un fortissimo fascino. Il Salmo 18 proclama una cosa molto suggestiva:"I cieli narrano la gloria di Dio e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento". Il cielo, gli astri, i pianeti, con i loro ritmi e tutto il creato ci parlano di qualcosa che ci supera, che va al di là dell'umano, che ci annuncia Dio. Uno dei mesi che, secondo me, annuncia in maniera più intensa le realtà altre, è proprio novembre, il mese che stiamo vivendo.
In questo mese, gli alberi ci insegnano il ritmo del nascere e del morire, la natura ci dona dei frutti che ci parlano di resistenza al freddo, al buio, di dolcezza al di là di duri gusci e di aculei. E' il mese in cui la chiesa, accompoagna il canto del creato, parlandoci di comunione tra persone vive e persone morte. In effetti, è veramente molto forte in questi periodo, come molte culture testimoniano dalla loro origine, la possibilità di contatto con i defunti. Quella a cui io appartengo, la cultura napoletana, mette in evidenza il forte legame tra i vivi e i morti in modi diversi e bellissimi. Queste modalità di comunione sono sempre attive, ma forse facendo eco alla natura, i nostri antenati ne hanno sottolineato la valenza maggiore proprio in questo tempo dell'anno. La tradizione napoletana sostiene che il 2 novembre i morti abbiano la possibilità di venire sulla terra e di ritornare poi in Paradiso con Gesù Bambino il 6 gennaio, alla fine delle feste nataliizie. Il popolo napoletano, in questo tempo, intensifica la tenerezza verso i propri morti prendendosene cura. Poichè noi siamo un popolo estremamente bisognoso di contatto fisico, i nostri cimiteri, soprattutto quelli più antichi, diventano luoghi di carezze, di attenzioni, di scambio di amore. Abbiamo un vero e proprio legame di adozione, come si adottano i bambini bisognosi, così le nostre donne hanno adottato teschi e pezzi di corpo, creando un legame tra cielo e terra che alimentavano e alimentano con la preghiera e con la cura.
Inoltre, come il nostro Dio ci ha insegnato a fare, la cura si esprime attraverso l'alimentazione. Si offre da mangiare a due categorie che, in qualche modo, proprio come le anime dei morti, hanno bisogno di cura: i bambini e i poveri. Si fanno offerte e, soprattutto, si offrono cibi dolci che, fortunatamente, non mangiano solo i bambini.
Tengo molto a queste tradizioni, perchè ci aiutano a riscoprire anche la comunione tra noi viventi, guardando la sete di al di là che è in ciascuno di noi e guardando al di là del presente. Siamo un noi che interagisce e che si evolve. I nostri antenati ci hanno insegnato, come anche la chiesa ha fatto, che questa interazione condiziona profondamente questo mondo, ma anche l'altro. E' stimolante e, allo stesso tempo, ci fa pensare che l'Amore, che questi mondi li ha pensati, ci renda responsabili gli uni degli altri. La consapevolezza di questo ci aiuti a sognare un mondo migliore e una chiesa che sappia attirare a sè il Suo Sposo. Maranathà, vieni Signore!

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