17 dicembre: Il Leone della tribù di Giuda


Oggi la liturgia ci propone di meditare la benedizione di Giacobbe ai suoi figli. E’proprio in questo passo che Giacobbe, colui che ha visto Dio accanto a lui in sogno, usa il termine Leone per parlare di suo figlio Giuda, capo di una delle tribù del popolo di Israele. Questo termine lo ritroviamo alla fine della Parola di Dio, nell’ultimo libro, l’Apocalisse 5,5: “Uno degli anziani mi disse: non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide e aprirà il libro e i suoi sette sigilli”.

L’anziano attribuisce questo termine al Signore Gesù.

Salire: medito su queste letture davanti al trono di Dio

Con lo Spirito Santo, voglio come Giovanni, essere portato davanti al trono dell’Agnello. Nel mio spazio e tempo di meditazione, mi lascio aiutare dal bellissimo canto “Leone della tribù di Giuda”. Lì, in spirito e verità, davanti al trono del Re, rileggo più volte il passo di Genesi e di Apocalisse.

Poi lascio che la Parola mi istruisca nel silenzio.

Scendere: offrire il sacrificio della lode

Il salmo 115 ci spiega che la lode è anche un sacrificio di ringraziamento per i benefici del Signore sulla nostra vita. In questo stesso salmo, la Parola di Dio ci invita ad offrire sacrifici di lode a Dio “davanti a tutto il popolo”, nella casa del Signore, il tempio.

Troppo poco lodiamo il Signore nel tempio. Oggi, insieme allo Spirito Santo, mi voglio impegnare a trovare il mio tempo e la mia forma di lode nella grande assemblea. E, da oggi in poi, voglio aprirmi alla grazia della lode in mezzo a tutto il popolo.

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