19 dicembre: “Ed ecco sarai muto,…perché non hai creduto” (Lc1,20)


Quando Dio si china verso un uomo, un popolo, una comunità lo fa sempre da Abramo e da Giacobbe in poi nel segno della benedizione. La benedizione è legata alla manifestazione della gloria di Dio sulla vita di quella stessa persona, di quel popolo, di quella comunità. Infatti, la benedizione di Dio non si limita al momento, ma si estende fino all’eternità. E’ come se il sogno di Dio e il suo progetto misericordioso si unissero a quello di quell’uomo, di quel popolo e di quella comunità.

All’uomo Dio chiede la fede. Una fede che vuole viva nella notte, nel momento in cui lo Sposo ritarda, nel momento in cui un angelo annuncia ad un vecchio sacerdote sterile che, il sogno, ormai deluso, di tutta la sua vita si realizzerà e, in più, che suo figlio avrà lo spirito di Elia, nel momento in cui un angelo ci invita a vedere nel Neonato di Betlemme il liberatore dal peccato.

La fede che è fiducia nelle Sue promesse enormi e umanamente incredibili. La fede senza la quale abbiamo dei cristiani muti che non riescono a parlare, perché non si fidano delle promesse di Dio. La fede di una chiesa che si ritroverà muta come Zaccaria se continua a non ascoltare la voce dell’angelo e a non vedere i segni dei tempi…

Salire: “Realizzerò le promesse di bene”(Ger33,14)

Oggi, nel mio tempo e nel mio spazio di amore con il Signore voglio ascoltare le sue promesse di bene per me, per il mio popolo, per la mia chiesa. Per fare questo invoco il suo Santo Spirito e offro l’incenso davanti a Lui. Lo ascolto nel silenzio e lascio che le sue promesse infiammino il mio cuore.

Ascolto il canto “I giorni di Elia” e mi lascio usare dallo Spirito come lui vuole.

Voglio ripetere la piccola litania di Santa Faustina: “Gesù, confido in te”.

Scendere: “Tu mi hai istruito e oggi proclamo i tuoi prodigi”

In questa mia giornata e, da oggi, nella chiesa voglio proclamare la gloria del Signore. Il Signore si nasconde nella nube di un neonato, sono io, come i pastori che hanno creduto in lui, che ho il compito di dire al mondo cosa ho udito e visto di quel Bambino.

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