27 dicembre: “Gesù si fa obbediente”


E sin da bambino, il Redentore volle, facendosi servo, cominciare a spogliare il demonio del dominio che aveva sull’uomo. Ecco Gesù, che appena nato, dice Beda, per ottenerci la liberazione dalla schiavitù dell'inferno, comincia ad assumere il ruolo e la mansione di servo. Proprio in segno della sua servitù, per cominciare a pagare con le sue pene i nostri debiti, come servo, si lascia, da bambino, legare dalle fasce simbolo delle funi, con le quali doveva poi un giorno farsi legare da' carnefici per esser condotto alla morte. Eccolo poi per tutta la sua vita ubbidire qual suddito ad una vergine, ad un uomo: Stava loro sottomesso (come abbiamo letto nel Vangelo oggi). Eccolo quale servo, in quella povera casa di Nazaret impegnato da Maria e da Giuseppe ora a sgrossare i legni utili per il lavoro di Giuseppe, ora a raccogliere i frammenti di quei legni per il fuoco, ora a spazzare la casa, a prendere l'acqua, ad aprire e chiudere la bottega; in somma, dice S. Basilio ch'essendo Maria e Giuseppe poveri, e dovendo vivere con le proprie fatiche, Gesù Cristo, per esercitare l'ubbidienza e per dimostrare loro la riverenza, che come a superiori portava loro, cercava di far esso tutte le fatiche che umanamente poteva adempire. Un Dio che serve! Un Dio che spazza la casa! un Dio che lavora! Ah un pensiero come questo dovrebbe infiammarci tutti e incenerirci d'amore.

Quindi uscendo a predicare il nostro Salvatore, si fece servo di tutti, dichiarando ch'egli non era venuto ad essere servito, ma a servire tutti. Poi Gesù Cristo alla fine della sua vita, dice S. Bernardo, non si contentò solo di prender la forma di semplice servo, per assoggettarsi agli altri, ma anche di servo malvagio, per essere in tal forma castigato, e così pagare la pena che toccava a noi come servi dell'inferno in castigo de' nostri peccati. Ecco, finalmente, dice S. Gregorio Nisseno, che il Signore di tutti qual suddito ubbidiente si sottomette alla sentenza benché ingiusta di Pilato, ed alle mani dei carnefici, che barbaramente lo tormentano e lo crocifiggono. E come servo che volontariamente si sottomette al castigo, come se giustamente lo meritasse, insultato non rispondeva con insulti, maltrattato non minacciava vendetta (I Pt 2,23). Sicché questo Dio ci amò a tal punto, che per nostro amore volle ubbidire da servo sino a morire, e morire con una morte amara ed ignominiosa, qual è la morte di croce. Ubbidì non già come Dio, ma come uomo, come servo che si fece.

Ma, oh Dio, quanti pochi sono stati quelli poi, che grati di tanto amore sono stati fedeli ad amare questo loro Redentore! Oimè la maggior parte degli uomini dopo un beneficio tanto grande, dopo tante misericordie e tanto amore, dicono a Dio: Signore, non ti vogliamo servire; siamo più contenti d'essere schiavi del demonio e condannati all'inferno che servi tuoi. Sento che così rinfaccia Iddio a tanti ingrati.

Lasciamoci nel nostro momento di meditazioni guardare l’anima dallo Spirito Santo con l’aiuto delle parole di Sant’Alfonso…

Che dici, fratello mio, sei stato ancor tu uno di questi? Ma dimmi, col vivere lontano da Dio e schiavo del demonio, dimmi sei vissuto contento? Hai avuto pace?

Giacché tu non hai voluto servire al tuo Dio, ma al tuo nemico, vedi come questo tiranno ti ha trattato. Ti ha fatto gemere quale schiavo tra le catene, povero, costretto e privo di ogni consolazione interiore.

Ma via su, ti parla Dio, ora che puoi essere liberato da queste catene di morte da cui ti trovi avvinghiato. Presto, ora che è tempo, sciogliti, povera anima, che volontariamente ti sei fatta schiava d'inferno, sciogliti da questi infelici lacci che ti tengono destinata all’inferno; su,fatti legare dalle mie catene d'oro, catene d'amore, catene di pace, catene di salvezza.

Penso a quale legame con il demonio devo sciogliere nella mia vita personale, all’aspetto della mia vita che non ubbidisce ancora a Dio… Invoco lo Spirito Santo perché mi liberi…

Ma in qual modo l'anime si legano a Dio ? Con l'amore. Un'anima, che cammina sempre per la sola via del timore dei castighi, e per questo solo timore si astiene dal peccare, sta sempre in gran pericolo di tornare presto a cadere. Ma chi si lega a Dio con l'amore sta certo di non perderlo, fino a che lo ama.

Il timore, che più dobbiamo desiderare e chiedere a Dio, è il timor filiale, il timore di disgustare questo nostro buono Signore e padre. Ricorriamo ancora, sempre alla nostra madre, preghiamo Maria SS. che ci ottenga la grazia di non amare altro che Dio, e che ella ci leghi talmente con l'amore al suo Figlio, da cui non dobbiamo essere più divisi col peccato.

E perciò bisogna che sempre chiediamo a Dio il dono del suo santo amore, pregando sempre e dicendo:

Preghiamo con Sant’Alfonso

Signore,tienimi legato a te, non permettere ch'io m'abbia a separare da te e dal tuo amore.

Voglio scegliere un segno visibile sul mio corpo che indichi il mio legame con Gesù e Maria. Se già lo indosso lo farò benedire di nuovo come segno della mia appartenenza e obbedienza al Padre, al Signore e allo Spirito Santo.

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