3 dicembre L'umiltà dei santi: l'asinello di Gesù


E' davvero edificante leggere con quanta umiltà e soavità Padre Emiliano si riconosca un asinello, ma anche un figlio, creato e chiamato alla santità per la Grazia del Battesimo...

Molta gente crede che Padre Emiliano Tardif sia un santo, lei cosa ne pensa? (da un'intervista)


Io rido di tutto questo. A volte, quando sono solo e vado a dormire la sera, dico: “Se sapessero chi sono io, starebbero più tranquilli”. Non ho smesso di essere il prete del popolo di un’isoletta perduta nel Mare dei Caraibi. Non penso di essere niente di più dell’asino che porta Gesù.

Io so bene che, quando mi conferiscono riconoscimenti e mi gettano i mantelli a terra, è perché danno il benvenuto a Gesù che io porto. E quando ho terminato il mio compito, mi riportano nella stalla un’altra volta; e al rientro, non ci sono mantelli di fiori né riconoscimenti: entro nel santuario del mio cuore e dico: “Signore, quanto sei grande!”.

Il ritorno dell’asino alla sua casa è ciò che ci mantiene nell’umiltà. La solitudine e lo stare faccia a faccia con Gesù ci permette di non essere ingannati. Quando mi inginocchio e recito le meraviglie di Dio nei Salmi, penso che, se la gente conoscesse di più Dio, sarebbe meno attenta a noi. La mia comunità sa che non sono un santo, ma che desidero arrivare ad esserlo. E’ una vocazione di tutti i battezzati. Invece, sbagliandoci, pensiamo che un santo sia solo una persona la cui immagine viene collocata su un altare o che fa miracoli.

Per me, essere santo è molto più che questo: è essere come Gesù. Chi è che non desidera essere santo? Inoltre, dal momento del mio Battesimo, sono stato radicato nella morte e risurrezione di Cristo Gesù, e già porto il germe di santità per il dono dello Spirito Santo che mi è stato concesso gratuitamente, senza nessun merito da parte mia.

Il dono delle guarigioni non è segno di santità, è un dono gratuito. Se lo pongo al servizio degli ammalati con pazienza e con amore, può aiutarmi a santificarmi, perché è puro esercizio della carità, e, a volte, è molto pesante. Un giorno qualcuno mi ha detto: “Emiliano, non ti fa paura che la gente ti canonizzi in vita a causa di tanti miracoli?”, io gli ho risposto: “preferisco che mi credano un santo piuttosto che un ladro”.

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