Ci è stato dato un figlio

La Parola del Signore è sempre occasione di guarigione, di liberazione e di redenzione.
"Il Bambino avvolto in fasce e adagiato nella mangiatoia" è il segno che l'angelo annuncia per trovare Cristo Signore.
Con l'aiuto dello Spirito Santo e con lo splendido canto di Alfonso, ci siamo immersi nel racconto di Luca della nascita di Gesù. Nel Prologo al suo Vangelo, Luca ci ha detto che ha voluto interrogare i testimoni oculari degli eventi per confermare la solidità degli insegnamenti ricevuti dai testimoni della parola. Abbiamo, quindi, voluto immaginare che Maria da testimone oculare volesse raccontarci la storia di Gesù che nasce, così come avrà fatto con Luca.
Abbiamo fatto esperienza di un Dio che si fa Bambino in un modo che la logica umana non accetta. L'angelo ci ha detto che è un segno del Salvatore il fatto che il Bambino si trovi in una mangiatoia. Ricordo a tutti che la mangiatoia è il luogo dove mangiano gli animali.
La prima immagine che lo Spirito Santo ci ha suggerito di guardare è l'associazione tra l'Ostia Santa e il Bambino Gesù. Il Bambino sta nel luogo dove mangiano gli animali e l'Ostia Santa è il pane per la salvezza dei peccatori. Chi mangia quel Pane può avere la Salvezza. Maria ha fatto comprendere a Luca, un medico, che quegli eventi, decisamente sui generis, non erano dovuti alla mancanza di mezzi, agli eventi che casualmente l'avevano fatta partorire in una stalla, ma allo Spirito Santo che, come gli angeli hanno annunciato ai pastori, stava dandoci un segno. Lo Spirito Santo dice a chi cerca il Salvatore, Cristo Signore, che Egli si trova avvolto in fasce nel luogo dove mangiano gli animali. La sua incomprensibile misericordia vuole entrare laddove mai lasceremmo entrare l'innocenza e la debolezza di un Bambino.

Ed ecco la seconda esperienza che lo Spirito ci ha voluto donare: Dio viene a farsi Bambino nella mia carne. Quando io lo mangio, per la potenza della sua Passione, Morte e Risurrezione, Egli porta la salvezza alla mia carne.
Quando mi sento un animale, mi sento senza dignità, preda di quella parte di me che mi fa fare ciò che non voglio. Lì Dio viene nella mia mangiatoia per farsi mangiare...
Nel momento in cui la mia logica porterebbe Dio lontanissimo da me, Egli si fa vicino. Come un amante si avvicina alla mia bocca, ma il suo Amore va oltre, Egli non solo mi bacia, ma diventa parte di me e mi rende come Lui...
Ciascuno di noi, ha stretto a sè la statuetta del Bambino perchè Egli entrasse proprio lì dove io mi sento un animale...

Quando si incontra il Signore, si sente forte una spinta ad andare da altre persone a comunicare la testimonianza della nostra esperienza.
Padre Emiliano, molto spesso, è ritornato, in questo Avvento, sulla importanza fondamentale della testimonianza nell'evangelizzazione. Ma il Signore ha voluto essere molto più incisivo con noi...
Tenendo il Bambino tra le braccia ci siamo soffermati sulle Parole di Isaia che abbiamo proclamato la notte di Natale.
"Ci è stato dato un figlio": quando hai un figlio esci definitivamente dalla dimensione edulcorata e tenera del Bambino da amare e coccolare. I tuoi ritmi, i tuoi spazi, il tuo mondo vive un vero e proprio terremoto che mette in crisi le persone, le coppie e le famiglie. Una nascita è un momento di crisi per una persona e per una coppia perchè o si ripensa il modo di vivere o si scoppia...
Il Bambino Gesù che tenevamo tra le braccia ci ha fatto comprendere che consacrarci a Lui significa proprio questo: vivere come se si avesse
un neonato in casa. Provate a fare questa esperienza e capirete cosa il Signore vuole dalla vostra vita.
Una parola profetica di Geremia ci ha fatto sussultare, perchè ci ha confermato quanto fosse seria questa chiamata. Il Signore ci ha detto: "Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del Signore".
Ci siamo accorti che, come ministero di guarigione, tante volte ci siamo vergognati del Signore, del suo modo di fare. Non lo abbiamo valorizzato per niente nella parrocchia, per la nostra falsa idea di umiltà. In una parola, non siamo stati come Maria e Giuseppe obbedienti alla Parola. Abbiamo pensato a noi, alla nostra reputazione più che alle cose di cui il Bambino aveva bisogno.
Ora, però, abbiamo un Bambino nella nostra vita e vogliamo gettare le reti col coraggio di chi ha irrobustito le mani fiacche nella fede dell'adempimento delle promesse del Signore.
Da oggi, come ci ha insegnato Alfonso, Dio è "Ninno mio"(mio figlio): si è fatto mio figlio, perchè, anch'io, possa dire a suo Padre, Abbà. Amen!

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