L'offerta dell'incenso

Voglio introdurre questo post con l'intenzione di preghiera generale che il Papa ha dato alla chiesa per il mese di Novembre: "Per le Chiese orientali cattoliche, affinché la loro venerabile tradizione sia conosciuta e stimata quale ricchezza spirituale per tutta la Chiesa".
Siamo stati molto felici di leggere questa particolare intenzione di preghiera del Papa, perchè, è da quando abbiamo ricevuto dallo Spirito Santo il tema dell'anno pastorale  in corso ( Il Sangue, il Santuario, Yom Kippur) che abbiamo cominciato ad approfondire le tradizioni, la liturgia e la preghiera delle chiese di Oriente. Riscoprendo gli antichi riti e le liturgie delle chiese orientali cattoliche, ho pensato che uno sguardo all'oriente cattolico ci può consentire quella che il Papa definisce "integrazione tra l'antico e il nuovo rito della liturgia cattolica"nella Lettera di accompagnamento al Motu proprio "Summorum Pontificum". 
Non conosco la situazione delle chiese cattoliche prima della riforma liturgica conciliare, ma mi sento di essere con il Papa in questa grande operazione di rinnovamento liturgico per due motivi:

  1. I riti della chiesa come visione del Paradiso e di Dio
La liturgia della chiesa è nella Bibbia. Essa è motivata e nutrita dalla contemplazione della Parola di Dio, che è contemplazione di Dio. Se leggiamo la Torah, i Profeti e l'Apocalisse ci rendiamo conto di come il nostro Dio ci ordina di celebrarlo. Mosè, Davide, Ezechiele, Giovanni hanno ricevuto in visione perfino i dettagli del luogo sacro, degli arredi, dei colori delle vesti, degli oggetti sacri....
Come i bambini di Fatima che sono spinti a seguire le preghiere e i gesti dell'angelo, così anche noi imitiamo quello che contempliamo nella Parola del Signore quando celebriamo la liturgia della chiesa. 
Vi ho già detto che non ricordo come si viveva la liturgia e la ritualità prima del Concilio, ma, nei miei tre decenni di vita, ho assistito ad una banalizzazione della liturgia e, forse, mi scusino i sacerdoti, ad una personalizzazione dei riti da parte del celebrante, a scapito della sacralità e della spiritualità. Ricordo che da adolescente, mi rifiutavo di andare alla Messa di alcuni sacerdoti, perchè pensavo che non mi piacesse come celebravano. In realtà, poi ho compreso che, coloro che io ritenevo "bravi" facevano semplicemente attenzione al sacro, ai gesti e alla liturgia della chiesa come è prevista dal Messale...
E vi assicuro che la gente pensa ancora così riguardo agli atteggiamenti liturgici: l'altro giorno, per strada una signora mi ha intimato di non inginocchiarmi quando faccio la comunione perchè, se avesse celebrato un tale sacerdote mi avrebbe sgridato. "Con tutti puoi farlo, mi ha detto, con lui no". Io ho pensato: "Con alcuni adoro Gesù, con altri no, perchè il gesto può infastidire?. Un pastore pentecostale mi ha fatto riflettere in un suo scritto sull'adorazione: "Quando ti inginocchi adori il Signore? Se non lo fai ,non finisci per preferire il fratello a cui dà fastidio vederti in ginocchio rispetto a Dio?"
Ritorno al Papa, che è la guida di tutti. Nel suo itinerario in Calabria (anche qui mi commuove essere in comunione) il Papa ci ha consentito di oltrepassare le porte di un luogo altrimenti inviolabile: la certosa di serra san Bruno. Sul canale web del centro televisivo vaticano si può vedere il Vespro celebrato dal Papa con i certosini. Vi invito a guardarlo, perchè,secondo me, il Papa ci ha voluto mostrare una ritualità che non vuole si perda e che è ricchezza di tutta la chiesa, come Egli stesso ha poi detto durante il vespro.E'una ritualità di cui dobbiamo necessariamente riappropriarci se non vogliamo banalizzare il sacrificio del Signore.

2. La guarigione intergenerazionale della chiesa stessa

Mi piace leggere quella che il Papa chiama "integrazione tra il vecchio e il nuovo rito"come una riconciliazione del cuore dei padri verso i figli e dei figli verso i padri nell'attesa del ritorno di Gesù. Mi sembra di capire da quello che il papa scrive, che c'è stata una specie di rottura con il passato nel passaggio delle innovazioni liturgiche post-conciliari. Per quanto, noi essere umani siamo portati ad interrompere ciò che non va bene o a cancellarlo, sappiamo che la fede richiede da noi un atteggiamento diverso. Passato e presente hanno bisogno di intrecciarsi in modo equilibrato per la costruzione del futuro, altrimenti si produce dolore. Lo sperimento ogni giorno nella vita, nel lavoro e nel mio ministero di preghiera e di supporto per la guarigione generazionale. La chiesa di Gesù è un organismo vivente come dice Paolo e, credo, che Benedetto sia la persona giusta per spingerci verso questa riconciliazione nella storia della chiesa. 
Proprio per questi motivi noi, nella fraternità, nel ministero di guarigione e nella parrocchia ci stiamo attivando per seguire, accompagnare e sostenere Pietro in questa opera di guarigione. 
Nei post precedenti vi ho un pò illustrato alcune nostre integrazioni nella Messa, ieri invece, abbiamo voluto contemplare il Paradiso descritto da Giovanni nell'Apocalisse attraverso l'offerta dell'incenso che abbiamo voluto presentare lasciandoci ispirare dal bellissimo rito dell'incenso della chiesa cattolica copta. 
E' stato un momento fortissimo di grazia in cui abbiamo vissuto, in forma di esperienza di preghiera, il sacro, la santità di Dio e la presenza dei santi in mezzo a noi. Partecipando ad un rito, come quello dell'offerta dell'incenso, si sente davvero l'"acquolina in bocca"per quella nuova Gerusalemme nella quale il nostro sposo sta preparando per noi una dimora. 
"Vieni Spirito Santo, sulla chiesa di Gesù, rivestila di quella veste di lino che sono le opere dei santi"





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