"Il tuo popolo sarà il mio popolo"

Prendo in prestito questa frase dalla bocca di Ruth (Rut 1,16), per condividere con tutti voi una breve testimonianza sull'esperienza che noi del gruppo danza abbiamo vissuto all'incontro ecumenico tenutosi a Cercola sullo spirito di Assisi.
Dopo la settimana della cultura ebraica a Trani, ci siamo ritrovati di nuovo a danzare fuori dal grembo protettivo della nostra comunità.
Per noi, è stata un'occasione importante per testimoniare la nostra vocazione di preghiera per il popolo di Israele e per farci conoscere anche da persone di altre confessioni, cristiane e non. Come al solito, non so se si capisce dai post, io avevo bisogno che Gesù lasciasse un segno. Mentre ci preparavamo all'incontro, io mi sono allontanata dagli altri fratelli e ho pregato: "Ti prego, Signore, che io non sia venuta qui invano. Io non voglio danzare e basta. Come Francesco è diventato legame  e segno del Tuo amore, fà che oggi possiamo esserlo anche noi ". 
Abbiamo danzato il salmo 133: "Ecco quanto è bello e dolce che i fratelli vivano nell'unità". Quando danzo io esco "un pò fuori dal contesto"per cui non mi sono resa conto che la rappresentante dell'ebraismo, la sig.ra Norma Naim, aveva chiesto la parola per ringraziarci. Si era tanto commossa perchè le avevamo ricordato, quando a Purim, negli anni della sua giovinezza, aveva danzato questo salmo...
Quando Norma parlava, io ringraziavo il Signore nel mio cuore, perchè la sua mano stava lavorando: le parole del salmista e la danza erano diventati un elemento di contatto con la fede dei padri e avevano parlato al cuore di un'ebrea come al cuore di noi cristiani. Quell'unità che avevo invocato era scesa...
Alla fine dell'incontro, sentivo di avere tanti amici di tante confessioni diverse che mi hanno ringraziato e fatto sentire il loro calore.
Prima di andare via, Norma mi ha fatto tanti complimenti, ma io credo che in me lei abbia visto tutto l'amore che io provo per l'ebraismo, per le mie radici, per la fede senza la quale la mia fede perderebbe i suoi significati più profondi e profetici. D'altra parte si dice che quando una donna ama un ebreo deve ripetere la frase che fa da titolo al post...e il mio Signore è proprio un ebreo...
Io non so come le ferite della storia, in particolare quelle tra ebrei e cristiani, potranno essere risanate, ma so che esistono delle possibilità di riconciliazione del cuore dei padri verso i figli e dei figli verso i padri (per me l'ebraismo è la fede dei miei padri).
Ieri, mentre uscivo dallo stadio di Cercola, pensavo a Giovanni Battista, a quella promessa che noi cristiani applichiamo a lui scritta nel profeta Malachia (Ml 3,23-24) "volgere il cuore dei padri verso i figli e dei figli verso i padri". So che fino alle nozze dell'Agnello, il compito di Elia non è ancora concluso. A me piacerebbe tanto potergli essere d'aiuto...

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