La fede generata dal sangue dei martiri

Fin da piccola, ho imparato a non giudicare il presente con i soli criteri della realtà contemporanea. Mi è sempre piaciuto guardare a chi è venuto prima. Le generazioni passate, secondo me, sono un aiuto prezioso, per trovare la soluzione più giusta e più sana da tutti i punti di vista in tutte le vicende della vita, facendo tesoro del patrimonio dell'esperienza.
Così, in questa epoca segnata da forti e orribili atrocità contro i cristiani, ho voluto guardare indietro. Ho trovato dei lottatori della fede, dei procreatori di comunità cristiane, dei potenti intercessori. 
Il passato, il futuro e il presente si incontrano nel mare di sangue che, dagli inizi della storia della nostra fede, bagna le strade del nostro pianeta. 
I primi cristiani, i nostri padri davano grandissimo valore al sangue dei martiri. Essi lo conservavano in ampolle che deponevano accanto alle tombe come segno della testimonianza  di chi, per amore di Gesù, ha disprezzato la vita fino a morire. Erano concentrati sul valore di quell'offerta, sull'amore verso i prigionieri e sugli aiuti concreti da fornire a chi si trovava a vivere la persecuzione nel nome di Gesù. 
Ho pensato che noi trascuriamo quasi tutti questi tre aspetti. 
Inoltre, anche il terzo segreto di Fatima che ci mostra proprio questo. Proviamo un attimo a rileggerlo: ...abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.
Il terzo segreto ci mostra le città dei martiri, ma ci mostra anche una chiesa che va verso "la montagna ripida". 
E rifaccio un balzo indietro. Nel 305, il patrono della mia città, Gennaro, va a trovare Sossio, un diacono di Miseno che si trova in carcere. Per questo incontro, per questo atto di grande amore di fratelli in Gesù, Gennaro viene decapitato. 
La storia di Gennaro, come quella di molti martiri, mi suggerisce di andare verso i nostri fratelli perseguitati. Questo "andare verso" può concretizzarsi in molti modi. Credo che, ognuno di noi, sia chiamato ad ascoltare la voce dello Spirito Santo, affinchè ci suggerisca come "andare verso" i fratelli perseguitati.
Gli angeli hanno mostrato a Lucia che quello che facevano i primi cristiani ha grande valore: "raccogliere il sangue dei martiri e con esso irrigare le anime che si avvicinano a Dio". 
Immagino che quando ci arrivano le notizie di persecuzione non è la prima cosa che pensiamo...
Forse se ognuno di noi mandasse il suo angelo a raccogliere il sangue dei martiri o lo raccogliesse realmente, tante grazie potrebbero realizzarsi nei cuori di chi si avvicina a Dio.
Noi, qui a Napoli, sappiamo bene quanto valga il Sangue di un martire. Gennaro, in ben tre occasioni dell'anno, ci mostra di avere sangue caldo, di una persona viva. Un sangue che sa amare Napoli e i napoletani in tutto il mondo. L'abate della Cattedrale, durante un'intervista a tv 2000, si è soffermato sul ruolo materno e generativo che il sangue di Gennaro ha per la fede del popolo di Napoli. Mi è piaciuto molto.
 Quest'anno la nostra parrocchia vuole unire il sangue di tutti i martiri siriani, iracheni, nordcoreani, africani, pakistani e di tutto il mondo al sangue di Gennaro, perchè gli angeli possano irrigare le anime di chi si avvicina a Dio. Lo stiamo facendo con una novena a Gennaro per i martiri perseguitati e poi, speriamo, il 19, data dell'anniversario del martirio di Gennaro, di poter andare a toccare quell' ampolla che ne custodisce il sangue per unirci agli angeli che irrigano le anime, offrendo a Dio insieme al sangue di Gennaro tutto il sangue che i nostri fratelli fino ad oggi versano nel nome di Gesù
Marana thà, vieni Signore!

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