Riprenderci "il profondo"

Anche quest'anno, riprendiamo in maniera più "organizzata"il nostro cammino di santità. Anche se vi abbiamo già parlato degli stimoli che sentiamo, per il nuovo anno pastorale, oggi vi vogliamo raccontare i passaggi che stiamo facendo per "incarnare i suggerimenti dello Spirito Santo".
Sapete già che il nostro Centro di guarigione della famiglia e della coppia, ha proposto nello scorso anno degli itinerari alla scoperta di noi stessi attraverso l'incontro con i 52 patroni di Napoli. Quest'anno continuiamo nel cammino con uno stimolo nuovo.
Mi pace descrivervelo con le parole del nostro Erri de Luca in Napolide: "A Napoli il sentimento del sacro è scaturito dal sottosuolo, non è disceso dal cielo. Non si è ispirato sulle terrazze di notte contemplando comete, eclissi, costellazioni, ma fiutando il gas dei campi ardenti, flegrei, ascoltando il ringhio della terra scossa, guardando la discesa a fiumi del fuoco viscerale del vulcano... Qui il sacro è sacro non perché fa svaporare incenso sugli altari, ma perché cuoce lentamente come il ragù. «Peppèa» è il verbo del dialetto che imita i piccoli sobbalzi del coperchio sul sugo. Il sacro, qui, «peppèa".
In pratica, abbiamo pensato di ritornare a questo "sobollire"d'amore, che comincia da Gennaro, nostro padre, per cercare il nostro bisogno di Dio, la nostra relazione con lui, l'identità profonda di questa relazione, le sue luci e le sue ombre.
Abbiamo cominciato a visitare i luoghi sotterranei di Napoli, la nostra terra, nostra madre, per toccare le profondità del nostro essere e della nostra fede. Siamo stati "dentro Napoli"per stare dentro le nostre emozioni".
Se l'anno scorso, io vi ho un pò raccontato anche le condivisioni dei partecipanti, quest'anno non lo farò. Vogliamo rivederci dopo l'incontro per tirare fuori e mettere in comune, gli effetti dell'incontro con il profondo della nostra terra e della nostra fede. Per raccontarci e fare tesoro di quello che le luci e le ombre del nostro popolo, della nostra vita e della nostra fede hanno da insegnarci.
E' un'esperienza complessa: il mondo sotterraneo evoca emozioni profonde, a volte anche paure, ma noi preferiamo goderci la ricchezza anche dolorosa delle emozioni profonde piuttosto che impazzire di vuoto.
Il profondo di Napoli ci ha insegnato che le luci e le ombre sono la nostra identità e, toccandole, possiamo conoscerci, guarire e liberarci.Guardare il profondo di Napoli è guardare un pò il nostro profondo, facilita il viaggio dentro di noi.
Ci piacerebbe che, tante altre persone potessero unirsi a noi in questo viaggio, in quest'altra strategia che lo Spirito Santo ci ha messo nel cuore per liberarci dalle "regole mute"di una società omologante che, in qualche modo, cerca di anestetizzare il nostro essere, il nostro sentire, il nostro spirito.
Ti aspettiamo perchè anche tu possa sentire l'amore di Dio che "peppea" in te, perchè tu possa sobollire di amore per Lui nell'attesa dell'incontro con Lui. 
Maranathà, vieni Signore!



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