Guarire il quartiere

Ieri a Ponticelli, il quartiere di Napoli dove si trova la parrocchia, c'è stata l'inaugurazione dell'"Orto Sociale"nella Villa de Filippo.
La parrocchia, insieme ad altre parrocchie e ad associazioni del territorio, ha "adottato" due terrazze. Da un po' di tempo ormai, la buona volontà di alcuni tra noi è all'opera per realizzare quello che hanno chiamato il "Giardino dei Sensi", un giardino di piante officinali davvero interessante.
Nella mattinata di ieri, appunto, sono voluta andare a dare uno sguardo a quello che questi nostri amici stavano facendo e di cui, fino ad allora, avevo solo sentito parlare.
Mi sono imbattuta in un universo variegato di realtà associative, unite dallo splendido principio della valorizzazione dell'ambiente e della natura.
E' stata davvero una stimolazione sensoriale completa: alcuni distribuivano specialità culinarie e prodotti della terra, mi hanno invitato a toccare la "ruta"e a sentirne l'odore che mi avrebbe lasciato sulle mani, ho potuto vedere le piume di diversi uccelli che volano sul nostro territorio e ascoltare a distanza il suono delle musiche popolari che venivano suonate.
Alcune donne della parrocchia mi avevano sempre raccontato una Ponticelli agricola di cui, purtroppo, non si vede più nulla. Dai loro racconti emergeva, nel bene e nel male, lo spaccato della cultura contadina europea di cui molti antropologi hanno scritto. Vi assicuro però che è difficile immaginare continuità tra quello che il quartiere è oggi e quello che c'era in passato. Personalmente ho sempre immaginato che ci fosse stato un taglio troppo forte, violento col passato e che quel taglio avesse bisogno di guarire.
Ieri mi è sembrato che quell'orto sociale fosse per tanti un riconciliarsi con la bellezza del legame con la terra, la possibilità di diventare orgogliosi della propria vocazione agricola, di portare nel futuro un talento che valorizza il quartiere. Per questo motivo sono stata felicissima di vedere le scuole, di vedere i ragazzi, i bambini e i giovani che prendevano contatto con l'identità profonda del quartiere in cui sono nati. Ora, essi sanno che si può essere colti, competenti e innovatori senza rinunciare al rapporto profondo con la natura, anzi che quel rapporto può concedere al quartiere di ripartire.
A me, che non sono del quartiere e vivo in un paese, è venuta voglia di imparare questo legame, perché, come diceva Ildegarda, nella natura ci sono i segreti per far stare bene l'uomo e per creare in lui equilibrio.
Sento profondamente che in quelle "terrazze" che le associazioni hanno adottato ci può essere questo segreto di benessere e di guarigione interiore, relazionale e sociale di cui Ponticelli ha tanto bisogno.
Forse una cosa nuova germoglia nel "deserto" che, ormai da tanti anni,vediamo sotto i nostri occhi.
Maranathà, Vieni Signore Gesù!



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