Il mio viaggio nel presepe

Ho dedicato un pò del mio tempo libero in questo periodo natalizio a visitare presepi.
Gli anziani mi hanno raccontato che, in passato, si visitavano i presepi anche a casa delle persone per poter vedere e capire come avessero rappresentato il Natale di Gesù.
La Campania è una terra che ben si addice alla rappresentazione di presepi, anche viventi, perchè alcuni dei nostri paesi hanno l'aspetto infero e digradante tipico del caratteristico presepe napoletano.
Quando visito i presepi, porto sempre nel cuore quella meravigliosa rappresentazione natalizia dell'abate Perrucci che è la Cantata dei pastori. Quello che è oggi la Cantata è l'insieme di ciò che l'abate ha scritto e il popolo napoletano ha costruito nel tempo. E' l'integrazione tra il sacro e il popolare.
In questa splendida rappresentazione due personaggi di Napoli, pieni di difetti, fisici, psichici e spirituali, intraprendono un viaggio verso la grotta di Betlemme. Sapete cosa li guida? La fame.
Spinti proprio dalla fame, con tutte le implicazioni che essa comporta, i due personaggi, Razzullo e Sarchiapone, effettuano un viaggio, che attraverso la simbologia dei mestieri tipici della nostra terra li porterà a crescere interiormente e a trovarsi davanti alla grotta per cantare lo splendido canto di S. Alfonso che, nel tempo, è stato aggiunto alla Cantata.
Proprio come i due personaggi affamati della Cantata, mi piace osservare i presepi con lo sguardo bambino e giocoso, tenendo ogni mia fame a fior di pelle. Mi piace entrare in relazione con la gente e con la terra che mi ospita. Proprio in questi momenti scopro la grande capacità di incontro che ancora possiede la gente della nostra terra. La grande capacità di accogliere il pellegrino, il diverso, anche quando, come Razzullo e Sarchiapone, esso appare un pò strano e deforme.
E' molto bella la caratteristica di interazione tra i personaggi del presepe e i visitatori che ho visto in alcuni presepi delle nostre zone. Ed è stato ancora più bello vedere che proprio accanto a noi, nel presepe organizzato da molti miei amici della Contrada Oliva di Barra, ci fosse una Madonna nera, una ragazza di colore che rappresentava Maria.
Un'altro aspetto di grande crescita nel pellegrinaggio al presepe è la lotta. Non si arriva alla grotta senza lottare. La natura, con le condizioni atmosferiche o con l'asperità del territorio, ci mette davanti la lotta: qui a Napoli noi diciamo che chi esce a Natale incontra i diavoli, perchè essi camminano nelle nostre strade per impedire che il bambino nasca. Questo modo di dire indica l'inasprirsi della lotta per arrivare a vedere la salvezza.
E poi si arriva. E trovi davanti a te un neonato. Così comprendi che tutta quella fame che ti porti dentro puoi condividerla con un Dio che ha il tuo stesso bisogno...
Maranathà, vieni Signore!

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