Diversi non divisi

L'inizio dell'anno è segnato da un tempo molto importante per noi cristiani: la preghiera per l'unità. Questa settimana è preceduta da una giornata di preghiera per il dialogo ebraico-cristiano. Voglio soffermarmi in questo post, sull'importanza di questo tempo e meditare su di esso un pò insieme. Cominciamo dalla prima ferita all'unità. Come il vescovo Etienne Veto ha più volte ribadito nei suoi interventi, Gesù non ha fondato una religione nuova. Egli si è sempre proposto al mondo come il Messia che Israele attendeva e la maggior parte dei cristiani fino al 130-140 d.C. era ebrea, di religione ebraica. Dopo questa data, prima in maniera lenta, poi in modo violento e, purtroppo, anche persecutorio, abbiamo perso di vista la "radice" ebraica della nostra fede. Le divisioni sono sempre una perdita per tutti, ma un grande teologo e biblista italiano, che è Paolo de Benedetti ci ha insegnato: "Personalmente, sono molto contrario che si usi l’espressione dialogo ebraico-cristiano o dialogo cristiano-ebraico perché è un termine improprio. Lo scopo, infatti, è la conversione delle chiese. Non è – se non indirettamente – quello di avere buoni rapporti con gli ebrei o spiegare meglio l’ebraismo o abbandonare le posizioni ingiuriose nei loro riguardi. Sono tutte cose essenziali ma, come ha ripetuto spesso il cardinal Martini, lo scopo primo del dialogo con l’ebraismo è che cambi la Chiesa, la comprensione che la Chiesa ha di sé, dell’ecclesiologia, della cristologia. Il rapporto sembra bilaterale ma non lo è. Siamo noi ad aver bisogno dell’ebraismo più di quanto loro abbiano bisogno di noi." La divisione, che, come il papa ha detto ieri, viene sempre dal diavolo, danneggia la nostra identità di cristiani e di chiese, perchè ci fa perdere di vista da dove proveniamo. Paolo, scrivendo ai Romani, ammoniva i cristiani non ebrei..."non vantarti contro i rami!Se ti vanti, ricordati che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te".(Rm.11,18) Questo non valeva solo per i cristiani di Roma a cui Paolo scriveva, ma vale anche per noi oggi...soprattutto per quei cristiani che, ancora nel 2024, pensano di aver "sostituito" il popolo di Dio... Alla prima ferita di divisione, se ne aggiungono moltissime altre. Grazie a Dio, lo Spirito Santo ha illuminato le diverse chiese cristiane e ci ha consentito di vedere il male che avevamo abbracciato e travestito da religiosità.
E' bello vedere il papa che prega a Roma insieme al primate anglicano e al metropolita del Patriarcato Ecumenico, così come è stato bello vedere pregare i rappresentanti delle chiese cristiane della Campania pregare attorno al Battistero Paleocristiano di S. Maria Maggiore a Nocera, un monumento stupendo e ricco di significato spirituale. Mi ha molto ispirato la frase della Preghiera dell'unità dell'abate Paul Couturier, che il papa ha citato ieri durante i vespri ecumenici. Ve ne riporto uno stralcio: "Concedici di ritrovarci tutti in te, affinchè, dai nostri cuori e dalle nostre labbra,salga incessantemente la tua preghiera per l'unità dei cristiani, quale tu la vuoi, con i mezzi che tu vuoi". A me piacerebbe che tutti iniziassimo a pregare insieme tra i cristiani,tutti, però, non solo i nostri rappresentanti. Mi piacerebbe che ci conoscessimo e che ci esercitassimo ad accogliere la diversità dell'altro. Mi piacerebbe che l'ecumenismo fiorisse tra le persone normali, come noi. Lo Spirito Santo si sta muovendo in questo senso attraverso alcune delle nuove comunità che sono nate negli ultimi 50 anni. La sfida ora è estendere a tutti l'obiettivo della conversione del cuore all'accoglienza di chi è diverso, perchè lo Spirito ci suggerisca come in Lui stare uniti a Gesù.
Maranathà, vieni Signore!

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