Questa Pentecoste è stata, per me, un momento spiritualmente molto faticoso. Sono arrivata a viverla con un forte senso di infecondità interiore. Qualsiasi cosa facessi, ovunque andassi, mi sentivo soffocata, inadatta, persa.
Eppure, proprio in questo momento arido, mi ha profondamente ispirata la prima udienza di Papa Leone, incentrata sulla parabola del seminatore. Un passaggio, in particolare, mi ha fatto pensare a una pratica contemplativa che ultimamente molte persone stanno riscoprendo: la visio divina.
La visio divina è una forma di preghiera che riprende i passaggi classici della lectio divina – lettura, meditazione, preghiera, contemplazione – ma li applica non a un testo, bensì a un’immagine. È una pratica ecumenica, che unisce cristiani di diverse confessioni. Pensate che io l’ho conosciuta proprio grazie a fratelli e sorelle non cattolici!
Durante l’udienza, Papa Leone ha citato un'opera di Van Gogh: Il seminatore al tramonto. Ecco le sue parole:
"Ho in mente quel bellissimo dipinto di Van Gogh: Il seminatore al tramonto. Quell’immagine del seminatore sotto il sole cocente mi parla anche della fatica del contadino. [...] Ma tutto il dipinto è dominato dal sole, forse per ricordarci che è Dio a muovere la storia [...] È il sole che scalda le zolle della terra e fa maturare il seme."
Queste parole hanno acceso qualcosa in me. Ho sentito il bisogno di lasciarmi guidare dallo Spirito e di pregare con le immagini, come nella visio divina.
Mentre pregavo, ho cominciato a visualizzare immagini semplici, che incontro ogni giorno: fiori che sbocciano nell’asfalto, tra le crepe di un marciapiede, piccoli segni di vita dove nessuno penserebbe di trovarli. Aggiungo al post alcune bellissime che ho trovato sul web.
In quei segni ho sentito una chiamata alla speranza: anche se il mio cuore mi sembrava un terreno arido, il seme del Risorto ha in sé una forza che supera ogni sterilità. Può fiorire nelle macerie, nella spazzatura, persino nella durezza della mia stanchezza.
Vi lascio con le parole finali di Papa Leone, che danno titolo a questo post:
"E se ci accorgessimo di non essere un terreno fecondo, non scoraggiamoci, ma chiediamo a Lui di lavorarci ancora per farci diventare un terreno migliore."
Vi invito davvero a rileggere quella catechesi , e magari a sperimentare anche voi la visio divina: lasciate che un’immagine vi parli, vi accompagni, vi guidi nel profondo.
Maranathà, vieni Signore!
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